Manfredonia e Siponto
Manfredonia
In fondo al Golfo omonimo, accarezzata dalle spumeggianti onde azzurre del Mare Adriatico, difesa dal Gargano, la Montagna del Sole, sorge Manfredonia.
La ridente cittadina dauna conta oggi circa sessantamila anime e si estende lungo la fascia costiera; confina a Sud con Zapponeta ed a Nord con il territorio di Monte Sant’Angelo, ai piedi del Gargano. Il clima è temperato tutto l’anno con valori di 16° C. Situata a poca distanza dalla progenitrice Siponto, divenuta una immensa palude a seguito dell’evento tellurico del 1223 che la distrusse quasi interamente.
Il suo fondatore, il “biondo e bello e di gentile aspetto” re Manfredi, figlio del grande Federico II, amò tanto la terra di Puglia ed in particolare la Capitanata, da renderla immortale per avervi realizzato numerose opere. ” Se il Signore”, disse Federico, “avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui”.
Ragioni strategiche, militari, lo sviscerato amore per questa terra benedetta da Dio, ricca di lussureggianti immense distese di verde e di selvaggina?, oppure il desiderio di restituire pace e serenità al tanto provato popolo sipontino scampato al terremoto?, o addirittura per emulare il grande condottiero Diomede che circa duemila anni prima, reduce dalla guerra di Troia, per trovare pace, approdò in questi luoghi per costruirvi una città?, indussero Manfredi a porre mano alla costruzione della nuova Siponto? Tanti sono gli interrogativi. Certo è che egli, dopo averne disegnato la pianta, convocò presso di se studiosi, maghi ed astrologi, perchè gli consigliassero il sito più idoneo per collocarvi la prima pietra. Dotò la nuova città, alla quale diede il suo nome, di strutture moderne. Concesse agli abitanti privilegi perchè potessero ripopolarla degnamente e prosperare.
La prematura scomparsa avvenuta il 1266, durante la battaglia di Benevento, però, non gli consentì di vederla così come avrebbe voluto che fosse. Purtuttavia, Manfredonia ha continuato il suo cammino verso un futuro ricco di avvenimenti. Nonostante le mutate situazioni ambientali, culturali e sociali, la città ha conservato la sua connotazione originaria, consolidando il feeling con il passato. Il nuovo si fonde con l’antico. Vide giusto re Manfredi quando, come racconta Salimbene da Parma, pensò di fare di Manfredonia la città più bella del mondo. Gli ingredienti c’erano, e ci sono, tutti: una civiltà antica come l’uomo, un clima dolce, temperato che fa durare l’estate sei mesi l’anno, un mare limpido ed azzurro difeso dal monte Gargano, un territorio quanto mai vario e ricco di risorse, e soprattutto la gente: calda, generosa, sempre disponibile a ogni sfida con la storia.
Vide giusto re Manfredi: non furono soltanto ragioni politiche, militari, strategiche ad indurlo a ricostruire l’ormai spenta Siponto a un tiro di sasso, nel cuore del Golfo. Dovette essere qualcosa di più a convincerlo. Manfredi, il re “biondo e di gentile aspetto” che tanto amò la bellezza in tutte le sue espressioni non poté che restare avvinto dal fascino del luogo, così pieno di incanto, così magico, così diverso nei sui tanti aspetti da sembrare una antologia del mondo. Dovette avvertire il lungimirante sovrano lo stesso fremito d’amore che duemila anni prima aveva spinto un altro re, Diomede, reduce dalla guerra di Troia e amareggiato dall’infedeltà della moglie a cercare fortuna, a costruirsi una nuova vita sulla riva del Golfo, dove approdò al termine del suo lungo pellegrinaggio.
Oltre alle bellezze naturali e paesaggistiche, Manfredonia conserva intatti frammenti di storia di notevole interesse. Il castello svevo-angioino, la cui pianta fu disegnata dallo stesso Manfredi che ne avviò i lavori , proseguiti, poi, da Carlo I d’Angiò, come si rileva dai documenti della cancelleria Angioina e che oggi, è sede del Museo Nazionale; la Basilica Minore di Santa Maria Maggiore di Siponto (sec.XII); l’Abbazia di S.Leonardo in Lama Volara (sec:XI); la chiesa di S.Domenico, con annesso monastero (oggi sede municipale); la chiesa Cattedrale dedicata a S.Lorenzo Majorano, vescovo di Siponto (488-545) dove sono custodite pregevolissime opere d’arte: l’icona della Madonna di Siponto (sec.XII); la statua lignea della Sipontina (VI sec.), il Crocifisso in legno (XIII sec) ed il Cristo alla colonna (XVI sec.).
Tra le diverse culture, tradizioni ed attività, quali: la marinara, montana ed agricola, così diverse, così uguali, si è stabilito un meraviglioso fil rouge tale da rendere questa città vivibile, a misura d’uomo. Le bianche case del quartiere “Boccolicchio”, il mercato ittico, luogo d’incontro degli addetti alla pesca; la copiosa flottiglia peschereccia, a sera, lo ” struscio” in Corso Manfredi, le botteghe artigianali, e, non ultima, la gastronomia, con i suoi genuini prodotti tipici, sono gli ingredienti per trascorrere una vacanza serena e spensierata a Manfredonia. E, “dulcis in fundo”, il Carnevale con la sfilata di carri allegorici e gruppi di maschere, tra balli canti e suoni. Questa, dunque, è Manfredonia, porta del Gargano, centro pilota del Parco Nazionale del Gargano.
Manfredonia è crocevia di diverse e antiche civiltà, diverse ed antiche culture: il mare, la terra, la montagna hanno prodotto e sedimentato nella storia differenti modi di vivere, di essere, di pensare, che qui a Manfredonia si fondono in un connubio originale ed irripetibile. Manfredonia è una mescolanza di usi, costumi, abitudini, modi di essere, diversi, ma mai contraddittori; un rincorrersi di sacro e profano, in cui religiosità e paganesimo posseggono radici profonde e lontane, dove il corso dei silenziosi pellegrinaggi lungo la “via sacra” si confonde con i riti pagani del Carnevale. E’ civiltà marinara, quella di Manfredonia, ma anche terragna e montanara: e ingredienti così diversi alfine s’amalgamano, nella gioia di vivere, nella passione genuina delle gente. Scoprirete il sipontino di buon mattino, sul far dell’alba, al mercato del pesce, contrattare, gesticolare, appassionarsi per spuntare qualcosa di più o di meno (il mercato del pesce è uno spettacolo unico a Manfredonia); ed anche a tarda notte, passeggiare con gli amici lungo il corso, per raccontare di questo e di quello, perché ogni cosa a Manfredonia vale la pena di essere raccontata. Leggende, fatti e racconti si sprecano nelle dolci notti sipontine, nelle quali e piacevole tirar mattina, aspettando i pescherecci che tornano in porto dopo una feconda giornata di pesca in mare aperto. Anche questa è Manfredonia: dove la giornata è più lunga che altrove, perché vivere qui è più bello, e ogni momento, ogni istante va vissuto fino in fondo, con tutta l’intensità possibile.
Fonte: “Comune di Manfredonia”
Siponto
Scendendo verso la riviera Sud, la costa garganica cambia il suo profilo: da alto, roccioso, aspro, diventa basso e sabbioso, declinando dolcemente e terminando infine nella splendida e lunga riviera che giunge fino alla costa barese. Siponto è una gemma incastonata in questa riviera, tra le più belle e suggestive dell’intero Adriatico. A vederla oggi, Siponto, con i suoi moderni e qualificati alberghi, con i suoi ristoranti, con le sue ville e i suoi locali, non si direbbe che abbia avuto un passato così splendido e radioso.
Il moderno ed attrezzato centro turistico di oggi è, infatti, assai più antico di Manfredonia. Qui la civiltà daunia e greca e poi quella romana hanno scritto pagine molto importanti della loro storia, fino al disastroso terremoto che nel XIII secolo la rase al suolo, interrandone il porto che ne era la risorsa primaria e inducendo re Manfredi, quarant’anni dopo, a disporre il trasferimento dei superstiti nella nuova città di Manfredonia.
Le sue origini si perdono nel mito: vuole la leggenda che a fondarla sia stato Diomede ma le numerose stele ritrovate tra il Cervaro e il Candelaro, dov’era forse il sito dell’antica Siponto greca, prima che i Romani la strappassero ad Annibale, testimoniano piuttosto un’origine illirica. Nei secoli la sua sorte è stata indissolubilmente legata a quella di Arpi di cui era il naturale sbocco a mare e di cui condivise fortune e declini.
Ma quanta differenza c’è tra questa Siponto e quella di oggi, scintillante, divertente, morbidamente immersa nell’immensa pineta, qua e la interrotta da odorosi eucalipti e da variopinti oleandri, dove non ci si annoia mai, e in cui il tempo trascorre all’insegna del sorriso. Laddove un tempo Diomede e i suoi compagni s’affannarono a costruire una nuova civiltà, affascinati dal candore di quella spiaggia infinita, oggi sorgono spiagge e locali all’avanguardia per confort, per servizi e soprattutto per la loro impagabile ospitalità.
E’ un’ulteriore conferma di come qui passato e presente riescano in qualche modo a tendersi la mano, a vivere insieme. In questo contesto è la Basilica di Santa Maria di Siponto, monumento unico nel suo genere per la variegata stratificazione di fabbriche e di stili che vi si ritrova, la Basilica romanica di Santa Maria Maggiore si erge sulla città sepolta di Siponto, attestandone l’antico splendore. Costruita nell’XI secolo con materiali provenienti dalla vicina chiesa paleocristiana, la Basilica e uno dei più interessanti esempi del romanico pugliese ed occupa un posto chiave nella cristianità medievale estendendo la sua importanza anche a dopo il definitivo abbandono della città di Siponto.
Di raro pregio artistico sono il disegno complessivo del tempio, il portale, l’interno, dominato da un sarcofago bizantino che sostiene la mensa dell’altare. Di grande interesse architettonico è la cripta, per le ardite volte a vela intervallate da una selva di colonne.
La Basilica fu meta nel corso dei secoli di Papi, Imperatori ed altri potenti che qui sostavano prima di salire sul Gargano a rendere omaggio all’Arcangelo Michele, raccogliendosi davanti alla magnifica immagine della Madonna Sipontina che si vuole dipinta da S. Luca e davanti alla statua lignea della Madonna col Bambino, oggi entrambi custodite nella cattedrale di Manfredonia.
All’interno del Parco Archeologico di Siponto è possibile ammirare l’opera di Edoardo Tresoldi, che ripropone le sembianze dell’antica basilica paleocristiana costruita a ridosso della chiesa romanica esistente, costruita 600 anni dopo. La maestosa scultura trasparente realizzata in rete metallica si configura come manufatto contemporaneo perfettamente integrato nel contesto e instaura un dialogo inedito tra antico e contemporaneo, aprendo nuovi scenari per la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e archeologico.
Fonte: “Comune di Manfredonia”
Fotografia: Ra Boe / Wikipedia /