Parco Archeologico di Siponto
Un Parco, quattro Basiliche
Il Parco Archeologico “Le Basiliche”, che comprende la Basilica di Santa Maria Maggiore e l’opera di Tresoldi, sorge a sud di Manfredonia, nel luogo dell’insediamento antico e medievale di Siponto. Oggi sono apprezzabili soprattutto le tracce maestose del periodo paleocristiano e del Medioevo, oltre che dell’età contemporanea.
Vi si possono ammirare, infatti, ben quattro basiliche: la più antica è quella paleocristiana, l’edificio legato alla figura del santo vescovo Lorenzo Maiorano. Accanto sorge il complesso medievale di Santa Maria Maggiore di Siponto costituito da due chiese sovrapposte.
La chiesa superiore fu eretta tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del secolo successivo, ai tempi del vescovo Leone. Consacrata nel 1117 da papa Pasquale II, nel 1049 e nel 1067 fu sede di due importanti sinodi. Attorno al 1060 fu terminato il portale, ricco di fregi scultorei e fu poi oggetto di nuovi interventi edilizi nel XIII secolo.
La chiesa inferiore, pressoché coeva, utilizza gli spazi del battistero della chiesa paleocristiana. Risulta oggi di grande suggestione per l’ambiente semi-sotterraneo e l’ampio riutilizzo di materiali architettonici dell’antica Siponto. All’interno è possibile ammirare l’opera di Edoardo Tresoldi che, nel 2016, ha realizzato una imponente installazione in rete metallica alta quattordici metri che ricostruisce in 3D l’antica basilica. L’opera, infatti, ripropone le sembianze della basilica paleocristiana costruita a ridosso della chiesa romanica esistente, costruita 600 anni dopo. La maestosa scultura trasparente ed eterea si configura come manufatto contemporaneo perfettamente integrato nel contesto e instaura un dialogo inedito tra antico e contemporaneo, aprendo nuovi scenari per la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e archeologico. Scandita da nette e complesse scomposizioni visive e volumetriche e accarezzata dagli agenti atmosferici, l’installazione si delinea come un ponte nella memoria del luogo e permette al pubblico di relazionarsi con il tempo e con la storia.
La potenza visiva si basa sull’imprescindibile necessità di far coincidere arte, paesaggio, storia e ambiente circostante conformandosi quindi come uno sviluppo artistico della concezione classica di restauro, un’innovativa rilettura dell’archeologia realizzata con il supporto dell’arte contemporanea.
Fonte: “Ass. La Pelandra”